Enzo Pregno “Natura morta”
Enzo Pregno
“Natura morta”
Olio su tela
cm 40×50
Fine anni 50
Oggi come oggi le etichette piacciono, danno un senso di appartenenza a chi non riesce a trovare una propria dimensione.
Lo stesso avvenne per l’arte del Novecento, dove nascevano ogni sorta di gruppi e sottogruppi artistici e che spesso morivano con la stessa velocità.
Ci sono stati però pittori che hanno sempre rifuggito le etichette perché troppo spesso stringenti, categoriche, incanalanti verso pensieri unitari, perciò artisti come Enzo Pregno vennero osteggiati per la loro visione più ampia e per il loro volersi sentire liberi.
Questo suo approccio venne molto apprezzato da chi aveva una visione più internazionale come De Pisis e Kokoschka che lo spronarono e lo ammirarono, e come loro venne accolto con lodi anche in vari contesti esteri.
Enzo Pregno
“Still Life”
Oil on canvas
cm 40×50
Late 1950s
Today, labels are liked, they give a sense of belonging to those who cannot find their own dimension.
The same happened with 20th century art, where all sorts of artistic groups and subgroups were born and often died just as quickly.
There were, however, painters who always shunned labels because they were too often stringent, categorical and channelled towards unitary thoughts, so artists such as Enzo Pregno were opposed because of their broader vision and their desire to feel free.
This approach of his was much appreciated by those with a more international outlook such as De Pisis and Kokoschka who encouraged and admired him, and like them he was also received with praise in various foreign contexts.
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