Sergio Scatizzi “Paesaggio a Volterra”
Sergio Scatizzi
“Paesaggio a Volterra”
Olio su tavola
cm 81×60
1999
Una grande tavola dai colori tenui, quasi monocromi, un susseguirsi di impasti vorticosi e fenditure audaci.
Un saliscendi collinare nei dintorni di Volterra, un paesaggio dai colori sabbiosi, una visione apparentemente sconfinata fino all’infrangersi del colpo d’occhio sull’azzurro all’orizzonte.
Il toni del beige si mischiano al verde, al rosa, al panna ed al giallo. Un gioco di accordi e sfumature che si accavallano con fare frenetico ma costante.
La spatola si destreggia con leggiadria creando un disegno altrimenti inesistente.
La terra asciugata e schiarita dal sole si avvicenda a zone di erba secca ad altre in cui risulta imbiondita dal calore.
Un dipinto che sembra abbandonare gli accostamenti audaci ed i campi variopinti cui Scatizzi ci ha abituato.
Un paesaggio dalle caratteristiche quasi introspettive, in cui ci sentiamo sopraffatti da un contesto apparentemente arido che ci riporta alla mente scenari cinematografici ai limiti della sopravvivenza.
Si affaccia però quella consapevole resilienza, quell’aggrapparsi alla vita insito anche delle aree desertiche, quella forza che porta fiori inattesi a fiorire appena la pioggia tornerà a cadere per renderci ancora estasiati di colori e profumi che credevamo perduti.
Sergio Scatizzi
“Landscape in Volterra”
Oil on board
cm 81×60
1999
A large panel with soft, almost monochrome colours, a succession of swirling impastosities and bold cracks.
An up and down hillside in the surroundings of Volterra, a landscape of sandy colours, a seemingly boundless vision until the eye breaks on the blue horizon.
Tones of beige mix with green, pink, cream and yellow. A play of accords and nuances that overlap with a frenetic but constant manner.
The spatula juggles with gracefulness, creating a pattern that would otherwise be non-existent.
The sun-dried and lightened earth alternates between areas of dry grass and others in which it is browned by the heat.
A painting that seems to abandon the bold juxtapositions and colourful fields that Scatizzi has accustomed us to.
A landscape with almost introspective characteristics, in which we feel overwhelmed by an apparently arid context that brings to mind cinematic scenarios on the edge of survival.
What emerges, however, is that conscious resilience, that clinging to life that is also inherent in desert areas, that strength that brings unexpected flowers to bloom as soon as the rain returns to make us ecstatic again of colours and scents we thought lost.
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