Sergio Scatizzi “Venezia”
Sergio Scatizzi
“Venezia”
Olio su tela
cm 25×35
1977
La composizione piramidale e cuspidata mista a toni freddi, algidi ed immobili ci portano alla memoria un dipinto cardine della storia dell’arte dell’Ottocento: “Il naufragio della Speranza” di Caspar David Friedrich.
Il dipinto del tedesco tradisce molteplici letture. Riporta un fatto di cronaca: in quanto la Speranza era una nave che affondò veramente mentre cercava di solcare i mari del Polo Nord senza riuscirci. La seconda chiave di lettura è una critica politica: riferendosi alla Germania della Restaurazione. Infine una interpretazione religiosa: in quanto il Polo, nel suo immutato immobilismo, tende ad eternizzare tutto e tutti esattamente come Dio.
Scatizzi conosceva l’opera ed i suoi significati e li ha in un certo qual modo metabolizzati ed utilizzati per eternizzare la città di Venezia.
La città lagunare diviene così un miraggio che emerge tra la nebbia e il freddo, ma al contempo è consapevole della sua solidità e perciò si erge fiera della sua identità unica nel mondo.
Sergio Scatizzi
“Venice”
Oil on canvas
cm 25×35
1977
The pyramidal, cusped composition mixed with cold, icy, motionless tones bring to mind a pivotal painting in 19th century art history: Caspar David Friedrich’s Shipwreck of Hope.
The German painting betrays multiple readings. It reports a chronicle fact: as the Hope was a ship that actually sank while trying to sail the seas of the North Pole without succeeding. The second reading is a political critique: referring to Restoration Germany. Finally, a religious interpretation: insofar as the Pole, in its unchanging immobility, tends to eternalise everything and everyone just like God.
Scatizzi knew the work and its meanings and in a way metabolised them and used them to eternalise the city of Venice.
The lagoon city thus becomes a mirage emerging amidst the fog and the cold, but at the same time it is aware of its solidity and therefore stands proud of its unique identity.
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