Giuseppe Menozzi “Risalita”
Giuseppe Menozzi
“Risalita”
Tecnica mista su carta
cm 48×32
1993
Il ciclo dell’“Evento”, il secondo del panorama artistico di Giuseppe Menozzi, è quello in cui avviene una vera e propria transizione.
I retaggi figurativi che troviamo nei “Cavalieri dell’Apocalisse” lentamente si perdono dando origine a veri e propri viaggi cognitivi.
Qui i colori sembrano prendere vita in una diluizione vicendevole e costante con effluvi filamentosi con risultati quasi ipnotici.
In “Risalita” questo processo diviene particolarmente marcato in un susseguirsi di ghirigori concentrici ed avviluppati, tradendo presenze asciutte e serpentine che alle volte sembrano emergere in una ricerca di protagonismo mentre si irradiano e tendono verso quel rosso intenso e dominante stemperato appena dalla presenza oscura centrale.
Le linee, intricatissime ed infinite, sembrano essere degli esseri viventi che emanano luce e tendono verso un qualcosa di indefinito. La parte rossa diviene per queste entità un qualcosa di mistico che vogliono raggiungere ma la loro dimensione terrena glielo impedisce.
Queste linee divengono così l’inevitabile metafora dell’uomo che tende a Dio ed alla sua presenza, ma la sua consistenza mortale può essere superata solo con la morte. L’ultimo atto dell’esistenza è visto così per il credente come il passaggio che porta alla gioia eterna. Morte quindi come metafora di una rinascita in Dio e quindi la vita eterna.
Giuseppe Menozzi
“Ascent”
Mixed media on paper
cm 48×32
1993
The ‘Event’ cycle, the second in Giuseppe Menozzi’s artistic panorama, is one in which a real transition takes place.
The figurative legacies we find in the ‘Horsemen of the Apocalypse’ slowly fade away, giving rise to real cognitive journeys.
Here the colours seem to come to life in a constant mutual dilution with filamentous effluvia with almost hypnotic results.
In “Risalita”, this process becomes particularly marked in a succession of concentric and entangled squiggles, betraying dry and serpentine presences that at times seem to emerge in a quest for prominence as they radiate and tend towards that intense and dominant red barely diluted by the central dark presence.
The lines, intricate and infinite, seem to be living beings that emanate light and tend towards something undefined. The red part becomes for these entities something mystical that they want to reach but their earthly dimension prevents them from doing so.
These lines thus become the inevitable metaphor of man who tends towards God and his presence, but his mortal consistency can only be overcome through death. The last act of existence is thus seen for the believer as the passage that leads to eternal joy. Death therefore as a metaphor for rebirth in God and thus eternal life.
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