Sergio Scatizzi “Paesaggio”
Sergio Scatizzi
“Paesaggio”
Olio su tavola
cm 40×25
1992
L’opera pittorica di Sergio Scatizzi è divenuta facilmente riconoscibile dal grande pubblico soprattutto per il lungo uso della spatola.
Nel periodo degli anni Novanta però il suo strumento preferito è come se fosse andato momentaneamente in pausa riscoprendo una inedita freschezza nella pennellata.
Cambiando lo strumento inevitabilmente anche la pittura di Scatizzi ha una mutazione, rimanendo comunque una pittura grassa ma andranno perdendosi la cime vertiginose di colore e le punte di colore calcificato esternamente al momento in cui esso lasciava la spatola.
Possiamo quindi assaporare nuovi confini coloristici in una spensieratezza ricercata e finalmente ritrovata, un idillio all’insegna di una nuova poetica trasognata, dalla visione quasi onirica a metà strada tra realtà e illusione.
Sergio Scatizzi
“Landscape”
Oil on board
cm 40×25
1992
Sergio Scatizzi‘s pictorial work has become easily recognizable by the general public especially for the long use of the spatula.
In the nineties, however, his favorite tool is as if it had temporarily paused, rediscovering an unprecedented freshness in the brushstroke.
By changing the instrument, Scatizzi’s painting inevitably also undergoes a mutation, remaining in any case a greasy painting but the vertiginous peaks of color and the points of color calcified externally at the moment in which it left the palette knife will be lost.
We can therefore savor new coloristic boundaries in a sought-after and finally rediscovered light-heartedness, an idyll in the name of a new dreamy poetics, with an almost dreamlike vision halfway between reality and illusion.
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