Filippo de Pisis
(Ferrara 11 maggio 1896- Brugherio 2 aprile 1956)
Luigi Filippo Tibertelli, questo il vero nome di Filippo De Pisis prima che lo assumesse come nome d’arte intorno al 1917.
Terzo di sette fratelli avrà un grande aiuto artistico dall’unica sorella Ernesta, di un anno più grande, con cui scriverà più volte a quattro mani. Filippo avrà una formazione soprattutto letteraria, diplomandosi al ginnasio dopo gli infantili studi compiuti in casa con più precettori. Studierà disegno con Odoardo Domenichini e Angelo e Giovanni Longanesi. Sin dagli anni infantili si appassiona agli studi entomologici, colleziona conchiglie e farfalle e un dettagliatissimo erbario poi donato all’Università di Padova. È un attento lettore di Leopardi ed intratterrà corrispondenze con Pascoli e D’Annunzio.
Sin da giovanissimo scrive racconti e poesie, dopo un periodo di amicizia scarsamente corrisposta con De Chirico e Savinio. Si accosta alle riviste d’Avanguardia come «La Voce» e «L’Acerba», legge Dada, scriverà dei saggi metafisici e collaborerà alla rivista bolognese «Brigata».
Prima Guerra Mondiale e Dopoguerra
Negli anni della guerra, cui non parteciperà perché precettato, conoscerà Carrà, Soffici, Morandi, Marinetti, Cardarelli e nel 1919 a Roma conosce Giovanni Comisso. È uno scrittore molto prolifico spaziando tra testi di critica, saggi e prose, pubblicando più volte i suoi lavori.
Nel marzo 1920 a Roma organizza la sua prima mostra che si rivelerà un fallimento. In questo periodo la pittura per De Pisis non è ancora la sua principale attività, accetterà infatti vari incarichi legati all’insegnamento. Incontrerà Verga in un ristorante romano e ne tratteggerà un rapido ritratto. L’estate del 1923 la trascorrerà a Villa Ortensia a Cave dove vi era pure Elisabeth Chaplin che ben presto iniziò a chiamarlo “il pittore dei fiori”.
Dopo essere tornato a Ferrara per stare al capezzale del padre morente, deciderà di andare a Parigi dove dipingerà moltissimo. A questo lungo soggiorno parigino alternerà vari ritorni in Italia soprattutto per fare mostre, nella capitale francese conoscerà Svevo, Joyce, Braque, Matisse e Picasso.
Nel 1929 muore la madre la cui scomparsa lo segnerà moltissimo. Nel 1930 finalmente trova casa a Parigi, dopo aver trascorso questi anni tra alberghi, da qui vi passeranno amici italiani come Palazzeschi, Moretti e Funi, ma anche numerosi esponenti della cultura francese, vi starà fino al suo rientro in Italia nel 1939. In questi anni espone a Milano, Roma e Venezia. Nell’aprile del 1933 fu invitato a Londra dal mercante Anton Zwemmer che nel maggio gli organizzerà una mostra con le opere eseguite sul posto, sarà un grande successo. Fu nuovamente a Londra nel 1935 per una nuova mostra di altrettanto favore di pubblico e che gli valse perfino un articolo sul Times.
Seconda Guerra Mondiale e Dopoguerra
Con lo scoppio della guerra De Pisis decide di lasciare definitivamente Parigi, dopo essersi stabilito a Vicenza deciderà di lasciarla per Milano dove starà in un albergo fino alla fine del 1941. Nel 1943, dopo i primi bombardamenti di Milano, si stabilirà in un palazzetto a Venezia acquistato da poco. Montale scriverà su “Il Tempo” un articolo sulle sue poesie. Nel 1947 la Galleria Palma di Roma gli organizza una importante antologica, coprendo gli ultimi venticinque anni di attività del pittore, nello stesso anno gli verrà organizzata una mostra anche a New York.
In questi anni escono numerose monografie su De Pisis. Nel 1953 vince il Premio del Fiorino, anno in cui Valsecchi scrive di un De Pisis alterato psicologicamente che rifiutava gli amici e la pittura ed aveva smesso di scrivere e leggere. Morirà il 2 giugno 1956 a Milano nella casa del fratello Francesco.