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Mirando Iacomelli

Studio d'Arte Moderna Il Fiore

Mirando Iacomelli

Mirando Iacomelli

Nasce a Pistoia, il 25 febbraio 1929.

 Finita la scuola media viene mandato dal padre a far pratica nella bottega dello scultore Cleto Lapi. Qui impara a guardare ai grandi maestri della pittura italiana.
La fonte cui attinge in quegli anni è “Il Frontespizio”, una delle poche riviste d’arte reperibile a Pistoia, che però cessa di esistere nel 1940.
Nel 1945 frequenta la Scuola d’Arte di Pistoia entrando subito in contatto con i pittori pistoiesi Corrado 
Zanzotto, Pietro Bugiani, Umberto Mariotti e Giovanni Cappellini

Inizia a frequentare per alcuni anni Alfiero Cappellini con cui si reca a dipingere specialmente lungo la Bure.

Nel 1948 espone a Montecatini Terme alla “Mostra d’Arte Contemporanea Interprovinciale” dove conosce Sergio Scatizzi e Remo Gordigiani con i quali esporrà nuovamente a Maresca un anno dopo.

Nei primi anni ’50 frequenta la Scuola D’Arte di Porta Romana a Firenze dove conosce Alberto Caligiani.
Frequenta in seguito il corso di “Pittura Murale” alla facoltà di Magistero.

Nel 1952 inizia l’attività di restauratore per varie Soprintendenze che lo porteranno fuori dai confini toscani.

Mostre ed eventi

Dopo varie collettive, fra cui la “III Mostra d’Arte Giovanile” a Roma, inizia per lui un periodo particolarmente intriso di mostre ed eventi.
Del 1959 è la sua prima personale tenuta all’Accademia del Ceppo, nello stesso anno sposa Nada Noci.
Nel 1960 è alla Strozzina (Palazzo Strozzi) a Firenze partecipando alla collettiva “Pittori e scultori pistoiesi”. Espone a Marsala nel 1962, nel 1966 è a Vasto e a Casale Monferrato. Nel 1
967 è protagonista di una personale a Padova.
Partecipa 
alla collettiva di pittori pistoiesi a Palazzo Panciatichi, noto anche come Balì, a Pistoia nel 1968 con Pietro Bugiani, Giovanni Cappellini, Aldo Frosini, Remo Gordigiani, Lando Landini e Corrado Zanzotto .
Nel
1970 a Firenze alla Saletta Gonnelli la sua prima personale fiorentina, nello stesso anno a Pistoia alla Galleria Vannucci. Espone nel 1972 è alla libreria “Caldini – Migliorini” a Firenze.
Due importanti mostre fuori i confini nazionali si susseguono a distanza di breve tempo, la prima nel
1973 in Nuova Zelanda e la seconda nel 1978 al Cairo.
Nel
1983 espone a Formello (Roma). E’ a Fiesole nel 1986 con Aldo Frosini e Fabrizio Zollo. Rimanendo al contempo costantemente presente con mostre personali e collettive a Pistoia e dintorni.
Nel 1990 il Comune di Pistoia gli dedica un’ampia personale antologica con opere dal 1945 al 1989. Il Comune e la Provincia di Pistoia organizzano n
el 1997 una mostra sulle opere caricaturali dell’artista fra il 1945 ed il 1989.

Durante gli anni ’90 e Duemila ha continuato ad essere presente con varie mostre a Pistoia e Salerno. Dal 2000 è entrato a far parte degli autori presenti nella galleria “Il Fiore” di Montecatini Terme.

Si è spento nella sua Pistoia il 15 maggio 2007.

Influenze

Sviluppa la sua propensione artistica a stretto contatto con i maggiori rappresentanti della scuola pistoiese, tra i quali Pietro Bugiani, Umberto Mariotti e Giovanni Cappellini. Iacomelli ha fatto proprio buona parte del repertorio tematico locale, e lo ritroviamo nelle sue nature morte dalla composizione scarna e rigorosa. I paesaggi sono frutto dello studio appassionato e costante della campagna e delle colline che circondano la città.

Nonostante il forte legame con queste radici culturali, le sue opere perdono ben presto il loro lirismo, legato finora all’approccio intimistico dei suoi predecessori, per protendersi verso una maggiore sintesi.

Nota critica

Costruisce l’immagine attraverso il colore e, soprattutto nei paesaggi, all’uso spregiudicato del colore si uniscono la distorsione delle forme e una stesura per rapide pennellate giustapposte a mosaico.  Arriva a sfiorare i limiti dell’astrazione gestuale e il risultato che ne consegue rivela punti di contatto con i grandi maestri dell’espressionismo europeo.

La sintesi formale non intaccherà mai la devozione per la natura, retaggio fin troppo radicato nella cultura pittorica toscana per dissiparsi. Resta perciò ben saldo il legame con la realtà, che, come diceva lo stesso Iacomelli, è un «termine di paragone dal quale non si può prescindere», ma con cui è inevitabile confrontarsi. 

Iacomelli dipinge splendidi paesaggi, nature morte, figure, fiori soprattutto, ma non disdegna una tecnica parallela che per l’artista risulta particolarmente congeniale: l’acquerello.
L’acquerello viene nobilitato in Iacomelli, il quale riesce a carpirne le potenzialità espressive, cercando al contempo di esaltarne le peculiarità. 

Importante per comprendere la personalità di Mirando Iacomelli, è anche la sua attività di poeta satirico, un binario parallelo, ma non meno importante, alla sua attività di pittore, che trovano contatto nel volumetto “Epigrammi”.

 

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