Ottone Rosai
Ottone Rosai nacque a Firenze nel 1895, si iscrisse all’Istituto delle Arti Decorative di Santa Croce, dove studiò disegno ornato ma fu espulso dalla scuola nel 1908. Le conoscenze e l’ambiente dell’Accademia di Belle Arti non furono di suo piacimento, pur frequentando i corsi fino all’anno 1913.
Esordì come pittore nel 1913, lo stesso anno in cui venne a contatto con le opere di Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Ardengo Soffici. Dall’aprile al maggio del 1914 Rosai espone alla mostra futurista della Galleria Sprovieri a Roma, mentre avvia la collaborazione con “Lacerba”.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruola come interventista ed è presto inviato sul fronte. La guerra lo segna profondamente e la sua esperienza umana e le convinzioni politiche lo faranno aderire nel corso del 1919 ai fasci futuristi.
Dal 1919 al 1922 Rosai elaborò il proprio linguaggio pittorico, mediato attraverso interessi diversi: alla stagione futurista seguirono le esperienze del purismo e della pittura metafisica, soprattutto verificabile tramite le opere di Carrà e di Morandi, e l’influsso di Paul Cézanne, nonché il recupero del Quattrocento toscano. Rosai sperimenta una nuova pittura di nature morte, paesaggi e composizioni con figure. Il suo interesse si rivolse a immagini di luoghi, cose e uomini di una Firenze minore, dimessa e quasi angusta diventarono famosi i suoi omini, le viuzze e le osterie.
La morte del padre, nel 1922, lo costringe ad un brusco cambiamento di vita, l’artista deve dedicarsi alla conduzione della falegnameria del padre per mantenere l’intera famiglia.
Nel novembre 1920 tiene la sua prima personale a Firenze, a Palazzo Capponi. Nel 1928 espone due opere alla XVI Biennale di Venezia e nel 1929 partecipa alla II Mostra del Novecento italiano. Nell’autunno del 1930 Rosai inaugura con una personale gli spazi del Milione. Nel 1932 è invitato alla Biennale con 12 opere e in ottobre tiene una grande personale alla Galleria di Palazzo Ferroni di Firenze. Nel 1926 inizia a collaborare alla rivista “Il Selvaggio” di Mino Maccari fino al ‘29; con il gruppo de “Il Selvaggio” espone l’anno seguente a Firenze.
Nel dicembre del 1933 Rosai torna ad esporre a Milano alla Galleria delle Tre Arti. Nel 1935 alla II Quadriennale di Roma espone 5 grandi quadri di figura; seguono mostre a Firenze ed a Milano. Durante gli anni ‘40 prosegue vivace l’attività espositiva accanto agli altri grandi artisti del ‘900 italiano.
Nel 1939 viene nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico fiorentino, e nel 1942 gli viene assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze.
Nel 1957 al Centro Culturale Olivetti di Ivrea, Pier Carlo Santini organizza una grande mostra storica dedicata all’artista. Muore improvvisamente ad Ivrea nel 1957.